mercoledì 15 agosto 2007

Riassumendo...


Anche quest'anno sono sopravvissuta alle vacanze. Nella smania di fare più cose possibili non ho trovato il tempo per l'unica di cui avevo veramente bisogno: riposarmi un po', disconnettere il cervello. Purtroppo si può andare dove si vuole, il fardello di noi stessi ce lo porteremo sempre dietro.
Comunque stavolta le cose sono andate meglio del previsto e di certo non ho da lamentarmi, anzi! Adesso che è passato qualche giorno dal rientro, il ritorno alle abitudini mi permette di guardare a quest'esperienza con maggiore lucidità ed obiettività.
Allora mi domando: che cosa mi ha lasciato questa vacanza in Liguria?



  • Ho potuto dedicarmi a cose che mi piace fare, senza sensi di colpa per il tempo sotratto ad altre attività più produttive. Prima fra tutte è venuta la lettura: mi sto innamorando de "Il pendolo di Foucault". Finalmente ho capito che si intende per un libro scritto bene: ogni frase è bella di per se, la trama non ha più importanza. In una libreria di Alassio poi, mi è caduto l'occhio su quello che sarà il mio prossimo acquisto: "Panino al Prosciutto" di Charles Bukowski. Leggendo la quarta di copertina mi è sembrato di riconoscermi in molte cose e anche da qui ho capito quanto sono cambiata. Io odiavo gli scrittori americani, li trovavo troppo gretti, duri, stringati, pragmatici. Io ero fantasiosa, aerea e leggera come le nuvole, prediligevo scrittori più metafisici come Buzzati e Calvino... Quest'anno ho portato con me "Prima che tu dica pronto" e non sono giunta al termine, non era in sintonia con me, non più. Ho smesso di sognare.

  • Ho visitato molti luoghi e VISTO molta gente, adempiendo così al mio compito. Eh sì, perchè molte persone erano lì, solo per farsi guardare: che fossero seduti ad un bar sulla piazzetta di Portofino a bere un Bellini da 25E o che stessero scendendo, vestiti da gran sera, da una limousine al Casinò di Montecarlo davano un senso a loro stessi, prendevano consapevolezza di se dagli sguardi degli altri. L'altra faccia della medaglia sono i guardoni, si godono lo spettacolo del lusso in presa diretta, con l'illusione di far parte di quel mondo all'apparenza dorato, ma probabilemte noioso e pieno di obblighi...come la vita di tutti noi. Anche da qui ho capito qualche altra cosa su di me: sto diventando cinica e malpensante. La me stessa di un tempo non si sarebbe permessa di giudicare o criticare atteggiamenti o abitudini delle persone, nè si sarebbe sognata di formulare giudizi morali o emettere condanne. Il marcio che vedo fuori è probabilmente solo il riflesso di quello che c'è dentro di me: non sono le vite degli altri ad essere vuote, lo è la mia ma è più facile vedere la pagliuzza negli occhi degli altri che la trave nei propri.

  • Ho riflettuto molto su me stessa: non mi piace ci sono diventata ma per ora non riesco a trovare una via di cambiamento. O forse è questo che non mi va, dover cambiare ancora. E' possibile che non vado mai bene così come sono? Questa volta c'è però una importante differenza: cambiare per piacere a me, non agli altri. Mi guardo indietro, mi cerco. Dov'è finita quella ragazza così gaia da ridere fino alle lacrime perchè l'allegria dentro di lei era così tanta che non riusciva a contenerla e le usciva dagli occhi? Dov'è andata quella tipa così strana che al ristorante quando mangiava la pizza scartava tutti i cornicioni, poi li mescolava al centro del piatto e infine li ricomponeva in una circonferenza, a mò di puzzle? Dove s'è nascosta quella persona così ingegnosa che per il diciottesimo compleanno del fratello si è ineventata una caccia al tesoro per fargli trovare il suo regalo, disseminando il paese con indovinelli appositamente scritti in rima fino a condurlo nel garage della loro stessa casa dove lo aspettava il tavolo da ping-pong che tanto desiderava? Qualche volta, scherzando sulla mia dieta che mi ha portato a più che dimezzare il mio peso, ho detto che prima c'erano due gemelle siamesi nel mio corpo, una dentro l'altra come le matrioske. Adesso ci hanno staccate: quella che se n'è andata era la parte buona. A lei, che ho chiamato Lala come la mia bambola preferita, ho dedicato la tesi che sto scrivendo. Non sono del tutto pazza, è solo che spero tanto che torni :)

venerdì 27 luglio 2007

Ah, le vacanze!

Parto domani per le vacanze, la mia destinazione è la Liguria.
Spero di avere tanto da raccontare quando tornerò. Per adesso parto senza nessuna aspettativa, senza attendermi nulla: sicuramente è il metodo migliore per non restare delusi, eppure mi manca quella parte di me che vedeva con entusiasmo e positività tutte le novità, come se quello che mi si prospettasse fosse sempre infinitamente preferibile a quello che già avevo o vivevo.

Ricordo benissimo quando alle scuole superiori mi spiegarono la Regola di Cartesio, meglio nota come la Regola dei Segni. Essa asserisce che in un’equazione di secondo grado, ogni variazione di segno dei coefficienti equivale ad una soluzione positiva mentre ogni permanenza ad una negativa. Da studentessa ne rimasi colpita,un po' perché mi sembrava un'esplicazione di quanto provavo verso ogni avvenimento dell’esistenza e un po’ perché mi poneva improvvisamente di fronte ad un’idea nuova: evidentemente le leggi dell’algebra possono applicarsi anche alla vita!
Il vizio di provare a spiegare l'esistenza, le persone, le situazioni, persino Dio applicando leggi fisiche e matematiche da allora non l'ho mai perduto.
E' una pia illusione, lo so...eppure sarebbe così bello se fosse possibile.
La matematica è l'unico linguaggio comprensibile ovunque, il vero Esperanto.
Su qualunque lavagna del mondo, se scrivessi "2+2=", indipendentemente dalla lingua, dalla religione, dal sesso, dall'ideologia politica, chi mi fosse davanti in quel momento mi capirebbe e traccerebbe a sua volta un segno, "4".
Sempre che sapesse far di conto, ovviamente...
Arrivederci all'11 agosto e buone vacanze a tutti!

giovedì 26 luglio 2007

Seghe mentali

C'è una domanda che mi attanaglia in questo periodo:

Sono io che controllo la mia mente o è lei a controllare me?

Sembra la stessa cosa mentre in realtà la differenza è sottile ma sostanziale.
Innanzituto quando dico IO a cosa mi riferisco?
Ho sempre identificato il mio io con il mio cervello: sono una persona razionale, è dal pensiero che scaturisce l'autocoscienza. Il "Cogito ergo sum" di cartesiana memoria sembra una prova a sostegno di questa ipotesi eppure...
Eppure sto sperimentando che non è così, perchè ho sottovalutato un elemento importante: anche il cervello è un ORGANO.
A differenza di un computer non è alimentato da elettricità, non è costituito da chip di silicio e soprattutto non esegue pedissequamnte algoritmi già scritti.
La catena di associazioni che porta alla formazione di un pensiero è diversa non solo da persona a persone, ma da istante ad istante. Un lampo di genio o un momento di defaiance in cui non si viene a capo di un problema dalla soluzione apparentemente banale, a che sono dovuti?
E l'umore? La percezione di una situazione come comica o triste o ironica da che dipende?
Senza parlare dei tanto sbandierati sentimenti: amore, odio, rabbia, disprezzo provengono solo dall'attivazione o meno di determinatearee de cervello, dalla produzione di certi ormoni, dalla connessione di alcune cellule nervose.
Ecco che non sono più IO, intesa come autocoscienza a controllare il mio cervello inteso come ammasso di cellule, perchè su di esse non ho la possibilità di esercitare la mia volontà.
Non posso impedire loro di ammalarsi o di proliferare senza limiti, come non posso disattivare il meccanismo che mi fa percepire dolore e non posso decidere cosa sognare.
Allo stesso modo non posso indirizzare il flusso dei miei pensieri, dei miei desideri: è una reazione causa-effetto a catena, inarrestabile. E' una marea che trasporta una barca alla deriva della quale sono invece convinta di avere il timone.

domenica 22 luglio 2007

La mia canzone preferita

Ivano Fossati
Lampo (Sogno di un macchinista ferroviere)

Passa l'acqua di uno stagno
veloce di fretta va via
la piazza del borgo
il ponte
il vicolo di fronte
la trattoria che conosco
passano la febbre
la sete
col tempo l'amore
la gelosia
vedo sorgere più stelle che scintille
sopra la mia vita.
Passa tempo passa ruota
sull'acciaio passa
come notte passa giorno
sull'acciaio lucido.
Passa tempo passa ruota
sull'acciaio passa
come notte passa giorno
sull'acciaio lucido.
Buca la montagna questo muso cieco
e sbuca là di fronte
dove aspettano i bagnanti alla sbarra
sul mare che scintilla brilla
passa il campanile di Sant'Anna
Ah- accidenti come vola
come viaggia all'indietro
come corre via.
Passo anche gli uominie il fragore delle automobili.
Taglio l'autostrada come burro contromano
eh come non visibile
passo sopra e passo sottosull'acciaio lucido.
Alberi da frutta su due file
da quando ho lasciato Rimini
da quando ho smarrito Genova
proprio non so.
Arriverò ai ghiacciai un giorno
anzi una notte
senza corrente elettrica
a fari spenti arriverò
con coraggio
e poi di nuovo giù
dall'altro pendio del mondo
vedrai che arrivo che farò
turbine e scintille accese
vedrai che arrivo che farò
e come puntuale di ritorno
accanto a te sarò.
Passa tempo passa ruota
sull'acciaio passa
come notte passa giorno
sull'acciaio lucido.
Passa tempo passa ruota
sull'acciaio passa
come notte passa giorno
sull'acciaio lucido.
Come si somiglianoi paesi all'imbrunire
tutti i segnali accesi
tutti i segnali accesi
come si somiglianoi paesi all'imbrunire.

Così bella che non c'è niente da aggiungere, solo la musica.

sabato 21 luglio 2007

Bilancio in rosso

Oggi per fare un commento ad un post del blog http://sventurata.blogspot.com/ sono andata a riprendere una vecchia agenda dove segnavo delle frasi che mi avevano impresionato particolarmente. Tra le altre, questa che posto descrive benissimo la mia ansia di dare un senso alla mia vita.
Io sono viva mentre persone anche più giovani di me sono morte. Io posso usufruire di un’istruzione mentre persone anche più intelligenti di me non ne hanno i mezzi. Non voglio dilungarmi su tutte le cose su cui, senza aver fatto nulla per meritarle posso contare, mi gira la testa solo a pensare a quante sono. Perché io le abbia e un altro no è la domanda più retorica del mondo, lo ammetto. Eppure mi sconquassa l’anima. Non c’è risposta se non Dio o il caso, ma non mi soddisfano. In un certo senso su ogni gesto che compio nella mia vita, sento mille occhi puntati: sono quelli di coloro che non hanno avuto il tempo o le opportunità che ho io e che vogliono vedere come li sfrutto. Forse loro al posto mio avrebbero saputo fare di meglio, forse vogliono solo capire se ho qualcosa più di loro, qualche merito o capacità speciale che giustifichi la disparità di trattamento, così da potersene fare una ragione. E io, in ogni momento, sento di deluderli.

"Ognuno deve lasciarsi qualcosa dietro quando muore: un bimbo o un libro o un quadro o una casa o un muro eretto con le proprie mani o un paio di scarpe cucite da noi. O un giardino piantato col nostro sudore. Qualcosa insomma che la nostra mano abbia toccato in modo cha la nostra anima abbia dove andare quando muoriamo, e quando la gente guarderà l'albero o il fiore che abbiamopiantato noi saremo là. Non ha importanza quello che si fa purchè si cambi qualcosa da ciò che era prima in qualcos'altro che porti la nostra impronta. La vera differenza tra l'uomo che si limita a tosare un prato e un vero giardiniere sta nel tocco. Quello che sega il fieno poteva anche non esserci stato su quel prato ma il vero giardiniere vi resterà per tutta la vita"

Tratto da "Fahrenheit 451",
Ray Bradbury

venerdì 20 luglio 2007

Wanted: dead or alive?

Voglio essere voluta.
Se mi sono chiusa dentro, se vi ho chiuso fuori, è perchè voglio che sfondiate la mia porta, scavalchiate il mio balcone, forziate il mio lucchetto.
Finora sono stata sempre io a venire a cercare gli altri: pensando di non essere all'altezza di nessuno ho mendicato affetto, ho ripagato con 1000 chi mi dava 1, incredula di meritarmi qualsiasi attenzione.
Adesso basta, non voglio più dare nulla, voglio avere.Sono stata obesa, sono anoressica. Sono stata solare e gioiosa, desiderosa di conoscere, di scoprire, sono cupa, solitaria, risentita, scontrosa. Non voglio cambiare per essere più simile agli altri, più accettabile: voglio essere scelta per quello che sono. Sono stata calpestata abbastanza da aver capito che non valete veramente più di me, che il vostro potere ve l'ho dato io perchè voi nutrite il vostro ego schiacciando le merde. Io adesso sono sulla vetta di una montagna e per vedervi devo guardare verso il basso: voi siete nella polvere, io sono una stella.
Voglio nascondermi e mimetizzarmi per rendere più ardua la ricerca, perchè in fondo vi disprezzo e voglio provarvi che, se pure voleste, non sapreste catturarmi.
Io sono una maga, posso trasformarmi, posso sparire, so volare sulle ali della mia fantasia.
Sono furba, non mi fregate più, sono camaleontica, ho una volontà più forte e posso fare qualsiasi cosa.
Non ho bisogno di niente e di nessuno: potete dire altrettanto?
Guardatemi: vi faccio schifo? Sono disturbante?
TANTO MEGLIO!
Vi odio perchè vi desidero e non posso avervi.
Mi disprezzo perchè per essere più vicina a voi mi sono allontanata da me stessa e ora non mi riconosco più.
Ho dimenticato chi ero e non mi piace quella che sono.

venerdì 6 luglio 2007

Aria

Il mio corpo è il foglio bianco su cui ho scritto la mia storia.
Sono solcata da smagliature, cicatrici dell'anima che affiorano in superficie. La mia stessa pelle è come vestito di una taglia troppo grande, un sacco, vuoto per la carestia, sformato da una precedente opulenza di cui rimane solo un vago ricordo e il rimpianto per non averne goduto pienamente e consapevolmente.
Sono alta e spigolosa come un albero secco, esile e senza vita: nessun uccello vi farebbe il nido. Le mie ossa sporgenti sono i miei rami, protesi verso un cielo azzurro di serenità e pace che non riesco a raggingere.
Ho realizzato il mio sogno da obesa: trovare la taglia di qualunque vestito, poter entrare in qualunque negozio senza essere trattata con disprezzzo o compatimento dalle commese, poter guardare le vetrine senza avere la senzazione di osservare qualcosa di proibito e inaccessibile.
Eppure nulla mi sta bene e non sto bene a me stessa. Mi guardo allo specchio, mi cerco e non mi trovo: il mio corpo non lo riconosco come mio, vorrei liberarmene e volare via.
Pura, fresca, libera e leggera come l'aria. Come il vento poter andare ovunque, nessuno mi potrà catturare o imprigionare, con il mio soffio spazzerò via tutte le brutture e le tristezze della vita, giocherò con foglie, onde e nubi, ruberò i palloncini ai bambini, farò rotolare via il cappello ai signori impomatati e scoprirò le gambe alle suore.
Maliziosa? Dispettosa? Forse, ma felice e LIBERA di esprimere me stessa!

 
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